Free Student Box

fsb_logoChe cos’è Free Student Box

 Leonardo Angelini e Deliana Bertani

1. Free Student Box: un insieme di sportelli di counselling psicologico nella scuola a cura dell’Ausl e della Provincia di Reggio Emilia

Free Student Box è il nome che il Dipartimento di Salute Mentale e l’Unità di Psicologia Clinica dell’AUSL di Reggio Emilia hanno voluto dare ad un nuovo servizio di counselling psicologico rivolto agli studenti delle medie superiori della provincia, ai loro genitori e ai loro proff:

– uno psicologo giovane, già formalmente a posto e sostanzialmente capace di svolgere attività di counselling;

– alcuni studenti peer counsellor, volontari, da noi formati e spesso provenienti da una precedente esperienza di volontariato in Gancio Originale[1], che lo affianchino nell’attività di promozione dello sportello, scuola per scuola;

– uno o più proff in grado di rendere più chiaro, agevole e condiviso l’impatto istituzionale di Free sia presso la scuola che presso le famiglie e che, insieme ai peer counsellor, svolgano una intelligente e preziosa attività di filtro che rende molto credibile e raggiungibile uno sportello che, altrimenti, soffrirebbe della sua collocazione in un luogo interno alla scuola, ma sempre molto liminare, per esigenze di privacy;

– un antropologo che intervenga sui problemi di interculturalità, sia in quelle scuole in cui più consistente la presenza di giovani immigrati, sia soprattutto in équipe, come istanza che cresce con noi e ci aiuta a crescere su questo piano;

– un sito web (www.freestudentbox.it) che è, nel contempo, uno sportello virtuale in grado di accogliere le richieste anonime che giungono on line e di smistarle, sempre ai servizi AUSL, ma anche un luogo che si propone di favorire i contatti e di fornire strumenti espressivi e conoscitivi non solo ai giovani, ma a tutto l’ecosistema adulto che orbita intorno ad essi;

– due psicologi più anziani, uno dei quali dirige l’équipe, mantiene i rapporti con la scuola, guida la formazione, e fa da webeditor al sito; mentre l’altro fa da supervisore al gruppo dei più giovani psicologi counsellor;

– e alle loro spalle il Consultorio Giovani OPEN G e gli altri servizi sociali e sanitari dell’Ausl e dei comuni, rivolti ai giovani e alle famiglie, in grado di accogliere le richieste di cura più severe che non possono essere affrontate all’interno delle attività di sportello.

Tutto questo è Free Student Box: apparentemente solo uno sportello di counselling psicologico, in effetti un nuovo nodo di una complessa rete presente da lungo tempo nel territorio sociosanitario reggiano, che tende a dare risposte multiple, puntuali e selettive a studenti, genitori e proff. Un front office vicino e raggiungibile, gestito da giovani professionisti che non appartengono certo alla stessa coorte, ma sicuramente alla stessa generazione dei giovani delle superiori, discreto e distinto dalla gerarchia scolastica, che ha nei peer counsellor e nei proff referenti degli ottimi sponsor rispettivamente presso i giovani e presso gli adulti in ogni scuola.

Un front office alle cui spalle c’è il back office di tutta la rete sociosanitaria che viene curata da Free in modo che ci sia il massimo della garanzia che, di fronte ad una richiesta di cura più severa, l’accesso sia veloce, personalizzato, adatto cioè ad un fruitore che – come sappiamo –  di fronte ad una cura che tarda a venire dall’esterno ricorre spesso a pseudorimedi basati sulla cosiddetta autocura, che portano spesso il giovane a compiere “boiate pazzesche” di ogni genere.

Siamo partiti cinque anni scolastici fa – aiutati da due proff referenti e da una ventina di peer – con due sportelli reali ed uno virtuale, ai quali erano giunte 54 richieste di aiuto. L’anno scolastico appena terminato (2007’08) gli sportelli reali erano diventati 16, quelli virtuali due; le richieste di counselling 882, di cui ben 102 provenienti da immigrati di seconda generazione e dalle loro famiglie; solo 51 i casi passati al back office dei servizi socio-sanitari e 348.701 levisite al nostro sito web, che ha un trend di crescita che è sostenuto da un insieme di quasi 3.200 iscritti alle nostre newsletter settimanali e mensili.

Questo a grandi linee è il trend della nostra crescita, che ovviamente comprende anche momenti di formazione e di supervisione rivolti ai proff e molte altre attività di gruppo.

2. Free: un’attività che si articola in cinque momenti

In concreto le attività di Free possono essere distinte in cinque momenti: convenzione, formazione, promozione, attività di sportello vera e propria, riflessione sulle attività e loro ridefinizione nel tempo e nello spazio.

La convenzione con le scuole si basa su una richiesta da esse effettuata al Servizio di Psicologia Clinica dell’Ausl, cui segue una serie di incontri, in un primo tempo con i presidi, e successivamente con i candidati proff referenti da loro reperiti all’interno del corpo docenti. Poi, solitamente solo con essi una volta verificata la loro volontà di coniugarsi con noi, si definiscono i criteri in base ai quali reclutare i candidati peer counsellor, insieme ai tecnici di Gancio Originale – se in scuola esiste già un percorso di reperimento di giovani volontari legato a Gancio – altrimenti a partire da un primo lavoro di individuazione promosso direttamente dai proff referenti in base a due caratteristiche che indichiamo loro come unici parametri utili ad individuarli: la capacità di decentrarsi e di mettersi nei panni dell’altro e la propensione ad assumere e a mantenere nel tempo la responsabilità.

Sempre con i proff referenti: si individuano i locali in cui aprire lo sportello, le cui uniche caratteristiche devono essere la raggiungibilità e la liminarità nell’ambiente scolastico; si definisce la natura delle loro mansioni sia rispetto all’attività di filtro loro attribuita e solitamente rivolta a genitori e altri proff, sia soprattutto rispetto alla promozione e al riconoscimento istituzionale di Free Student Box da parte della scuola.

A questo punto le due istituzioni firmano una vera e propria convenzione, le cui coordinate di fondo sono state saggiate sul piano giuridico dagli amministrativi dell’Ausl: la scuola nella figura del preside e l’Ausl in quella del Responsabile del Dipartimento di Igiene Mentale.

La formazione iniziale dei peer è centrata su due o tre incontri in cui, dopo una presentazione di Free, e attraverso una serie di attività ludiche ed interattive si affrontano vari aspetti dell’attività di peer counsellor: ci si dispone in cerchio e si parte da una autopresentazione da parte di tutti, per poi passare ad una prima attività di de-centramento consistente nell’impegnarsi a guardare e “leggere” cosa si vede nel volto di tutti gli altri presenti; poi ci si dispone a coppie e si invitano alternativamente entrambi i membri della coppia ad inventarsi e ad esprimere un bisogno di cura e a fornire una risposta a quel bisogno nella consapevolezza che è a nostra disposizione in scuola lo sportello e il giovane psicologo che, tramite il telefonino o con altri mezzi discreti, può dare un appuntamento o, nei casi più gravi, inviare ai servizi. Si termina con la formazione del gruppo e con la prima riflessione su come in concreto sia possibile promuovere Free fra gli studenti di quella scuola.

La formazione poi continua durante l’anno con frequenti incontri con gli psicologi counsellor e con più radi momenti di verifica con il responsabile del progetto.

La promozione è il momento in cui i peer counsellor sono più impegnati. Il lavoro preparatorio inizia subito dopo la formazione iniziale e consiste nell’invenzione di idee, strumenti e slogan con cui presentarsi nelle classi. Poi si decide il calendario e il passo secondo il quale il giovane psicologo counsellor viene presentato classe per classe a tutti gli altri studenti. Questo fatto, a nostro avviso, è decisivo affinché tutto ciò che viene presentato, e prima di tutto la figura del giovane psicologo e gli stessi peer vengano poi percepiti come parte della scuola e non come un’agenzia esterna ad essa che si piazza in un angolo e aspetta i propri utenti.

L’attività di promozione poi si dirama e cerca di sfruttare ogni interstizio per la comunicazione che la scuola offre, ne inventa dei nuovi e li sperimenta.

Contemporaneamente la stessa cosa viene fatta dallo psicologo e dai proff referenti con gli adulti presenti in scuola, mentre i genitori sono raggiunti da volantini o locandine, spesso a partire dal momento della iscrizione dei loro figli al primo anno. Tutti infine periodicamente sono raggiunti dalle news che annunciano le novità presenti nel sito (si tenga presente che abbiamo un elenco che ormai naviga intorno ai 2.700 indirizzi).

L’attività di sportello inizia non appena comincia l’attività di promozione; e, in quelle scuole in cui si è al secondo o al terzo anno di esperienza fin da subito. Molti sono gli strumenti che, in tutta discrezione, permettono allo studente che ne senta bisogno, ai genitori e agli stessi proff di raggiungere lo psicologo counsellor: il telefonino, i peer o i proff referenti che ricevono le loro domande, un registro anonimo che permette di prenotare un colloquio semplicemente prendendo un numero che corrisponde a una data, etc., fino alla possibilità di fruire di una consulenza on line, o meglio di un interlocutore che inizia on line un lavoro di interlocuzione che, eventualmente poi si conclude con un invio ai servizi.

Ovviamente se la richiesta d’aiuto non può ricevere una risposta a livello dell’attività di sportello, sia per la sua gravità, sia perché non corrispondente alle competenza dello psicologo (ad es. richieste di natura medica, di tipo assistenziale, etc), gli psicologi counsellor inviano ai servizi in base a quel lavoro di individuazione e di cura della rete del back office di cui abbiamo già detto.

Infine il tutto è supportato da un lavoro di riflessione sull’esperienza fatta, di supervisione e di riorganizzazione che ci permettono di riaggiustare il tiro, approfondire le questioni, risolvere gli elementi critici e, cosa non irrilevante, costruire a tutti i livelli dei gruppi in grado di pensare, di programmare, di fare delle verifiche sul lavoro svolto. Importante su questo piano è il lavoro di riflessione avviato nel sito che ha una serie di fruitori che vanno dagli studenti agli adulti addetti ai lavori sia nella scuola che nei servizi[2].

 

 

3. L’assetto clinico e metodologico

Così come avviene sul piano operativo in cui il front office ha senso solo all’interno della più ampia rete sociosanitaria che fa da back office, allo stesso modo anche da un punto di vista clinico e metodologico non si comprende la filosofia e la pratica di Free Student Box se lo si espunge dal ben più vasto ambito dei servizi per i giovani che nel tempo abbiamo costruito nella sanità pubblica a Reggio Emilia e che si chiamano Gancio Originale, Stanze di Dante, Strolgancio e Consultorio Giovani Open G.

Gancio Originale è un progetto di volontariato giovanile che nasce su impulso della Psicologia Clinica e che opera sui bambini ragazzi a rischio delle scuole medie inferiori e delle elementari attraverso i giovani delle superiori guidati da tirocinanti psicologi; le Stanze di Dante sono gruppi di accoglienza e di intervento pomeridiano all’interno delle scuole, rivolti a bambini e ragazzi di recentissima immigrazione e centrati sull’apprendimento della lingua italiana, guidati da giovani autoctoni o immigrati che già padroneggiano la nostra lingua; Strolgancio è un’officina ambulante che supporta ed amplifica le attività di Gancio, le rifornisce in volo di strumenti espressivi che aiutano sia i fornitori che i fruitori di cura a mantenersi in una atmosfera ludica e affascinante; ed infine l’Open G e il consultorio giovani che, insieme alla Psicologia Clinica, è – oltre che luogo di cura – fucina di idee, luogo di riflessione e di supervisione sulle esperienze fatte[3].

E’ in queste palestre della clinica, all’interno delle quali sono transitati molti dei giovani psicologi che poi hanno aperto bottega in città sui temi dell’età evolutiva, che sono maturate nel tempo un insieme di pratiche, e di riflessioni sulle pratiche che sul piano metodologico hanno sedimentato una tradizione locale che potremmo vedere come incardinata intorno a quattro idee-guida: la logica induttiva; la considerazione della clinica dell’adolescenza come un continuo lavoro di ridefinizione e di riadattamento della rete, e della rete di reti, alle esigenze del presente; la considerazione, che a noi pare ovvia, ma che molti tendono nei fatti a mettere da parte, che i giovani prima che un problema sono una risorsa; ed infine l’accompagnamento come modalità discreta e attiva che permette di mantenersi in rapporto con i giovani senza intruderli e usarli.

La logica induttiva: un servizio pubblico nasce e si sviluppa in base ad una dialettica fra centro e periferia – nel nostro caso fra regione e Ausl – in cui l’istanza centrale presiede alla definizione degli elementi di fondo della programmazione e la periferia all’attuazione dei programmi, all’adattamento degli stessi alle caratteristiche specifiche del territorio in cui i singoli servizi operano e alla definizione periodica di un feed back in base al quale poi il centro rielabora ed riaggiusta in itinere gli elementi di fondo della programmazione. Si tratta di un percorso in cui sia l’istanza centrale che quella periferica, ciascuna nel proprio ambito, non rinunciano mai alla riflessione sugli elementi di novità che lungo il percorso di programmazione emergono.

All’interno di questa logica qualsiasi modello non rimane mai uguale a se stesso nel tempo, tantomeno in situazioni in rapida e tumultuosa trasformazione, qual è quella del territorio di Reggio Emilia, a meno che non si rinunci ad apprendere dall’esperienza e non si faccia del proprio servizio un feticcio al di fuori del tempo e dello spazio.

Il risultato, invece, allorché ci si abitui ad operare in base ad un logica induttiva, conduce ad un  rimodellamento dei servizi in base alle esigenze del presente e alla lettura dei movimenti di fondo della società, ma soprattutto all’assunzione e all’introiezione di una modalità riflessiva che gli operatori possono applicare di fronte ad ogni nuova emergenza. E’ questa logica che ci ha condotto all’invenzione di Gancio Originale, delle Stanze di Dante[4], etc., ed al loro sviluppo nel tempo. E’ ciò che sta conducendo anche l’esperienza di Free Student Box all’interno di questo alveo in cui fra i pochi punti fermi iniziali quello che ha più valore per noi è l’assunzione di una logica induttiva, che ai nostri occhi diventa un vero e proprio meta-obiettivo intorno al quale si incardina tutto il resto.

La metafora che ci è venuta in mente allorché abbiamo pensato a questa modalità fondativa del lavoro di Free Student Box è quella di una barca che viene messa in mare con uno scafo basato su vecchi modelli (nel nostro caso: Gancio Originale, Consultorio Giovani OPEN G, etc), che però viene via via modificato e complicato mano a mano che l’esperienza, e soprattutto la riflessione sull’esperienza ce lo suggeriscono. Si tratta quindi di un assetto sperimentale, che non si concreziona mai in una procedura standard, ma che si articola in un insieme di metodi di lavoro sottoposti quotidianamente alla prova di realtà e ridefiniti in base alle emergenze che provengono dalle diverse scuole.

Infatti, dagli input che ci provengono dal dialogo con i presidi, con i professori referenti, con i peer counsellor, e soprattutto con coloro che si rivolgono a noi (singoli studenti, genitori, gruppi), è apparso subito chiaro che le varie scuole medie superiori che in questi anni si sono convenzionate con noi hanno diverse tipologie di studenti, diverse tradizioni, diversi livelli di autorappresentazione, che producono domande di cura che vanno soppesate attentamente in itinere e che richiedono a noi tecnici una capacità di attenzione, di lettura e di intervento puntuali e capaci di veicolare una continua opera di adattamento del progetto ai vari contesti.

In questo modo, ad es., abbiamo appreso: – che prevedere una molteplicità di punti di accesso alla richiesta di counselling da parte dei suoi possibili fruitori (telefonino dei peer e dei giovani psicologi counsellor, segnalazione dei proff, e-mail, registro, etc.) li garantisce maggiormente sul piano delle loro esigenza di mantenimento dell’anonimato; – che passare da un solo proff referente ad una pluralità di proff che svolgono questa funzione può essere, in certe circostanze, un fatto che aiuta (e in altre no); – che aprire lo sportello non solo agli studenti, ma anche ai genitori e ai proff non solo è possibile, ma spesso aiuta a cogliere gli elementi di complessità presenti sulla scena scolastica; – che di fronte ai problemi dell’interculturalità occorreva introdurre nella nostra équipe di due antropologi, etc.

Il front office e il back office: apparentemente, quindi, Free Student Box è solo un insieme di sportelli a disposizione di studenti, genitori e proff. In effetti sappiamo che, a fronte di questo lavoro di front office svolto dai pari e dai giovani psicologi, c’è il back office storico dei servizi psicologici tradizionali (Consultorio Giovani, Servizio di Psicologia Clinica), l’esperienza e le risorse di Gancio Originale, gli altri servizi dell’Ausl e delle altre istituzioni cittadine e provinciali che hanno a che fare, o possono avere a che fare con la scuola, i giovani e le loro famiglie. Si tratta quindi di un lavoro di rete in cui lo sportello scolastico è solo un nodo – quello più visibile e a portata di mano – di una rete ben più ampia che non possiamo dare per scontata una volta per tutte, ma che va curata, ridefinita, estesa mano a mano che il lavoro si dipana durante l’anno scolastico. Di una rete – quella sanitaria – ma anche di una rete di reti che comprende la scuola, il sociale, i comuni e praticamente tutto ciò che Pietropolli Charmet chiama “l’ecosistema adulto” che ruota intorno ai giovani e si pone in un rapporto più o meno nucleare o tangenziale con essi.

Ciò implica un continuo lavoro di ridefinizione e di allargamento della rete del back office che, a sua volta, conduce all’innesco di un processo di cambiamento in ciascuno dei comparti con cui Free Student Box entra in rapporto: ad es. l’estensione, durante quest’anno scolastico, di Free nel territorio della comunità montana e, sopratutto l’emergere di una domanda di cura che proviene dai giovani immigrati di seconda generazione che vivono nei piccoli comuni della pianura ci ha posto in relazione con luoghi di intervento e di cura periferici che da una parte va complicando la nostra rete, dall’altra va “obbligando” i nuovi luoghi in cui ci troviamo ad operare a relazionarsi con noi, ad entrare in rete insieme ed a ridefinirsi rispetto a noi sul piano della reciprocità.

Corollario non secondario di quest’opera di cura del back office è la definizione di un rapporto personalizzato con uno o due operatori in ciascun nodo della nostra rete di reti al fine di garantire il più possibile i giovani nel momento dell’eventuale invio al back office. Ciò presuppone un tasso di contrattualità che, a nostro avviso, la dimensione pubblica del servizio non garantisce neanche nei confronti dei nodi interni all’area sanitaria, ma che sicuramente è più alto di ciò che il privato o, peggio, il singolo professionista che apre uno sportello in convenzione con la scuola può offrire. Si tratta anche in questo caso di un lavoro di continuo riaggiustamento del tiro, di un vero e proprio lavoro di cura dei singoli nodi delle varie reti in cui l’elemento della reciprocità, massimamente nel lavoro di filtro, finisce col pesare enormemente sul piano del lavoro di tessitura.

E non tragga in inganno l’esiguità dei casi passati al back office, corrispondenti solo al 5 o 6 % di coloro che ogni anno si rivolgono ai nostri sportelli: ciò da una parte significa che il nuovo servizio non è concorrenziale, ma complementare ai vari servizi tradizionali e – come dicevamo prima – teso a rispondere ai problemi lievi, dall’altra che avere alle spalle un insieme di luoghi di cura adatti a seguire adeguatamente i casi più severi, mantenere i rapporti con loro, comunicare questo fatto alle scuole, determina la nascita di un clima di collaborazione, che in certi momenti diventa  un contenitore unico che infonde fiducia a tutti, e soprattutto al giovane psicologo ogni volta in cui si approccia a un caso e deve decidere cosa fare dei limiti delle proprie capacità di cura.

L’adolescenza come risorsa: spesso nei servizi l’adolescenza emerge nei suoi aspetti più problematici e si impone all’attenzione degli operatori per quegli aspetti più inquietanti che impressionano e mobilitano la pubblica opinione. Si rischia in questo modo di sedimentare dentro gli uni e l’altra una rappresentazione sociale dell’adolescenza che, più che il frutto della riflessione su ciò che nel complesso sta accadendo oggi ai nostri giovani, è frutto dei timori e degli stereotipi che nascono nella comunità adulta in rapporto con i vari aspetti epifenomenici che caratterizzano l’adolescenza attuale.

Ebbene la nostra esperienza – ci riferiamo soprattutto in questo caso all’esperienza in Gancio Originale e nelle Stanze di Dante – ci spinge ad una visione più ottimistica dell’adolescenza. Ciò non significa che noi neghiamo l’esistenza in essa di quei problemi che angustiano un po’ tutti oggi, ma che tendiamo ad inquadrarli in una cornice in cui, intanto, gli aspetti più problematici vanno visti, a nostro avviso, all’interno di un sistema in cui ci siamo anche noi, e cioè la storia e le contraddizioni delle generazioni che l’hanno preceduta e in certo qual modo prodotta[5]; in secondo luogo che in fondo per la stragrande maggioranza dei giovani d’oggi vale ancora ciò che ottimisticamente diceva Winnicott all’inizio degli anni ‘70: “si può dire che la vita adulta ha avuto inizio una volta che uno abbia trovato una nicchia nella società mediante il lavoro, e magari si sia sposato e sistemato in un qualche schema che rappresenti un compromesso fra il copiare i genitori e l’instaurare in modo provocatorio una identità personale”[6].

Con quest’ottica ci siamo avvicinati ad essi allorché fin all’inizio degli anni ’90 abbiamo proposto loro di impegnarsi in un “gancio originale”, e cioè di concedere dalle due alle quattro ore della loro settimana per i bambini ed i ragazzi a rischio; con quest’ottica ci siamo rivolti a loro come Free Student Box affinché ci dessero una mano nell’opera di promozione e di filtro dello sportello classe per classe, utilizzando creativamente le loro sapienti propensioni al marketing sociale ed alla “cura”.

Certo, avevamo un bacino potenziale (Gancio Originale) dal quale attingere praticamente in ogni scuola reggiana e soprattutto sapevamo già che il problema non era nel reperire i peer counsellor, ma nel fatto che, una volta individuati i pari, avremmo dovuto fare un’opera di calmierazione delle loro propensioni alla cura che a quell’età sono altissime e corrispondenti alla presenza dentro di essi di un personaggio eroico onnipotente e di una istanza superegoica molto dura ed esigente.

Fatto sta che, sull’input iniziale della scuola e della nostra istituzione, che ci spingeva ad allestire un insieme di sportelli in scuola, in cui i giovani non erano neanche previsti, ma ci si chiedeva solo di riparare al fallimento dei CIC, è stata solo la nostra fiducia nei giovani e la nostra precedente esperienza in Gancio Originale che ci ha permesso di  individuare e di coinvolgere anche in questo lavoro i peer counsellor.

Individuarli a partire dalla loro propensione a inserirsi nella  dimensione del “sistema del dono” – per dirla con Godbout – e delle presenza in loro di due qualità che spesso poco o nulla hanno a che vedere col successo scolastico: – la capacità di decentrarsi, di mettersi nei panni dell’altro; – la capacità, acquisita anche a livello aurorale[7], di mantenersi coerenti nel tempo sul piano dell’assunzione della responsabilità.

Coinvolgerli a partire dalla nostra fiducia in loro, da un lavoro di formazione apparentemente molto rapido e assolutamente non corrispondente ai modelli di peer counselling che vanno per la maggiore, in effetti molto legato al rapporto che poi, dopo la formazione ufficiale, si instaura fra giovane psicologo e peer, da un lavoro di peeling discreto di quei personaggi eroici e di quelle istanze superegoiche presenti in loro, che da questo punto di vista rappresenta un altro versante della cura di Free, come di Gancio: quella esercitata sui peer, che consiste – appunto – in un aiuto in quella attività di rimodellamento del proprio mondo interno che dovrebbe concludersi, in età adulta, con la rinuncia alla grandiosità, l’abbandono dell’istanza superegoica arcaica eccessivamente esigente e la corrispettiva assunzione del limite, della perfettibilità e della riparazione come orizzonte del propria vita pubblica e privata.

L’accompagnamento:Free Student Box, infine, è un luogo in cui si incontrano risorse giovani e meno giovani già tutte sperimentate in precedenti e limitrofe esperienze di accompagnamento: l’attività nei workshop e nelle Stanze di Dante di Gancio Originale; quella nell’OPEN G; quella nei tirocini post lauream in psicologia e di specializzazione in psicologia clinica. Si incontrano, e più spesso si ri-incontrano nell’impegno comune intorno ad un nuovo tema: l’attività di counselling psicologico in scuola.

L’inserimento di ogni componente di Free all’interno di un processo di accompagnamento fa sì che nessuno in effetti operi da solo e che ogni componente del progetto si disponga dialetticamente  nei confronti delle altre all’interno di un processo che è quello del dare – ricevere – contraccambiare.

La predisposizione di tempi e di spazi (esterni ed interni) in cui sia possibile riflettere insieme permette di avere momenti di brain storming e di verifica tranquilli e produttivi, anche perché abbiamo imparato che nella catena dell’accompagnamento non è detto che tutte le componenti debbano essere sempre compresenti, ma che anzi un uso accorto e selettivo dell’ambito della compresenza implementa l’ambito della creatività e della produttività.

Ad esempio nell’ultimo anno è così emersa in più luoghi periferici un’idea nuova sul possibile contributo da parte dei peer nel lavoro di cura: l’uso di attività espressive a partire dalle competenze e dalla disponibilità concreta degli studenti presenti in scuola (pittura, musica, danza, drammatizzazione, etc) che poi, in un secondo tempo, nella riunione d’équipe dei grandi abbiamo rielaborato e riconsegnato ai giovani, ai presidi e ai proff referenti sotto forma di proposta concreta per il prossimo anno scolastico.

Si può dire che ogni momento della formazione, della promozione e dell’attività  di sportello sia stata continuamente ridiscussa in base a questa ottica che è, al contempo, figlia sia della logica induttiva che dell’uso accorto delle dinamiche dell’accompagnamento.

Abbiamo così scoperto che l’accompagnamento, per essere leale nei confronti dei giovani, per essere non manipolatorio della loro propensione alla cura, deve ottemperare ad un insieme di regole di condotta che potremmo riassumere così: – non effettuare alcuna forzatura sul piano del reclutamento; – porsi in una situazione di ascolto e di scambio coerente fin da subito nei loro confronti; – non liquidare alcuna idea e proposta che sorga in itinere da essi e da ogni altra componente; – pianificare i momenti di verifica ed esortare tutti all’assunzione di un atteggiamento critico; – apprendere dall’esperienza e partire dal presupposto che ciascuno, con la propria parola e con il proprio comportamento, è portatore di un discorso che va preso in considerazione.

Infine, cosa importantissima con i giovani, va messo nel conto che ogni anno tutto ricomincia da capo, che, di volta in volta, vanno affrontati e risolti i problemi di separazione che necessariamente insorgono, che chi rimane è l’unico garante della continuità e che perciò deve continuamente riattrezzarsi a ricominciare da capo ed, eventualmente, a riaccogliere chi, anche dopo tanto tempo, dovesse ritornare indietro e cercare nuovamente il dialogo con noi.

E’ il miracolo dell’ascia di Washington che rimane lì, nella cascina del primo presidente degli Usa, ancora nuova e lucente, anche se nel frattempo sono stati cambiati cinque volte il manico e due volte il ferro.

Si tratta quindi, riassuntivamente, sul piano teorico, dell’adattamento a questo nuovo ambito di intervento di tutto l’apparato concettuale che fa da substrato a queste due per noi storiche esperienze: – quella di Gancio Originale che potremmo ricondurre in poche parole alla tematica dell’accompagnamento in età evolutiva; – quella del consultorio giovani (OPEN G) che altrettanto sinteticamente potremmo far partire dalla visone dell’adolescenza come risorsa. Sul piano metodologico di un approccio che si basa, da una parte, sull’uso flessibile di ogni nodo delle reti formative e socio-sanitarie disponibili in termini di complementarità; dall’altra sull’assunzione ed il mantenimento nel tempo di un atteggiamento sperimentale, volto ad individuare e correggere in itinere ogni singola parte dell’impianto operativo.

4. Alcuni dati significativi

 

Partiamo dai dati dell’anno scolastico appena trascorso (2007’08). In un secondo momento faremo delle analisi e dei confronti.

4.1 – Le attività di sportello – quadro complessivo finale – anno scolastico ‘07’08:

sportelli Accessi studenti Accessi proff Accessi genitori Totale accessi Femmine Maschi N. compl colloqui N. accessi immigrati N. peer N. proff referenti Invio back office Invio adulti Invio studenti
Filippo Re 55 11 12 78 69 9 166 15 14 2 2 2 0
 Iodi 60 15 11 86 83 3 156 18 19 1 5 2 3
Cattaneo  4 2 1 7 6 1 22 0 9 1 0 0 0
Gobetti 25 6 18 49 38 11 64 4 15 2 3 1 2
Chierici 62 4 5 71 47 24 170 4 18 1 6 2 4
Ariosto 28 2 8 38 26 12 62 0 15 1 0 0 0
Atuxtu 15 0 10 25 16 9 110 2 0 0 0 0 0
Tricolore 33 14 8 55 46 9 143 12 24 1 3 2 1
Bus Pascal 28 17 9 54 42 12 119 3 16 1 3 0 3
Spallanz 27 8 5 40 28 12 37 1 29 3 0 0 0
IPSIA RE 37 13 5 55 46 9 182 16 12 2 1 0 1
IPSIA Gu  20 10 4 34 26 8 104 2 10 1 2 1 1
Scaruffi 34 13 6 53 39 14 154 7 12 1 2 0 2
Motti CM 54 13 10 77 44 33 258 9 22 2 4 0 1
Zanelli 30 35 20 85 52 33 161 5 20 1 8 5 3
Moro 36 8 22 66 50 16 172 4 29 10 7 4 3
2 sport virt 8 0 1 9 6 3 0 0 0 0 5 0 5
TOTALI 556 171 155 882 664 218 2080 102 264 30 51 19 29

Per ogni scuola inoltre è stata effettuata:

– una formazione iniziale dei peer di 8 ore;

– un lavoro di accompagnamento dei peer che varia da scuola a scuola, ma che – in base alle convenzioni firmate dai presidi – non può essere inferiore alle 1012 ore annuali mattutine, alle quali vanno aggiunte un numero consistente di ore pomeridiane, che varia da scuola a scuola e che – oltre alla funzione di accompagnamento – hanno quella di promuovere una vera e propria formazione in itinere;

– un lavoro di raccordo con i proff referenti e con i presidi;

– un’attività di promozione dello sportello nei confronti sia dei giovani (classe per classe) che degli adulti (proff e genitori): anche in questo caso l’impegno varia da scuola a scuola in base alla disponibilità delle singole istituzioni;

– un insieme di attività di raccordo con i servizi Ausl che fanno da back office per i 51 casi inviati;

– “cura” del back office, insieme alla dott.ssa Bertani – che fa anche da filtro e da accoglienza dei casi più urgenti, in modo da garantire, al bisogno, un accesso soft, veloce e personalizzato a coloro che non possono trovare una risposta ai loro problemi all’interno dell’attività di counselling nel front office;

– organizzazione e conduzione del 3° Peer Day[8] rivolto ai giovani peer counsellor, che quest’anno era centrato sul problema: “I giovani e la città”;

– una riunione d’équipe (2 ore ogni 15 gg), con il responsabile di Free

– attività di supervisione (2 ore ogni 15 gg – a scalare), con il supervisore

– ci sono stati infine alcuni momenti formativi organizzati sui temi dell’adolescenza da parte del Dipartimento di Salute Mentale dell’Ausl, ai quali gli psicologi counsellor hanno potuto partecipare gratuitamente.

4.2 – I dati relativi alle attività del sito quest’anno scolastico:

 STATISTICHE VISITE SITO FREESTUDENTBOX.IT 2007-2008
(con paragone all’anno precedente)
Anno 2007-2008 Anno 2006-2007

giu-07

17.216

giu-06

19.582

lug-07

15.625

lug-06

17.664

ago-07

15.070

ago-06

17.417

set-07

14.079

set-06

21.852

 Anno 2006-2007

ott-07

26.155

ott-06

28.793

nov-07

28.287

nov-06

27.767

Anno in corso2007-2008

dic-07

25.944

dic-06

18.376

gen-08

26.322

gen-07

25.083

feb-08

40.927

feb-07

28.580

mar-08

56.528

mar-07

24.616

apr-08

43.341

apr-07

27.410

mag-08

39.207

mag-07

28.356

Tot 07-08

348.701

 

Tot 06-07

285.496

348.701 visite da giugno ‘07 a maggio ’08 rappresentano un ulteriore sostanzioso incremento rispetto ai dati dell’anno scolastico scorso.

Si tratta di un risultato lusinghiero che, paragonato agli anni scorsi a nostro avviso ha i suoi capisaldi nell’aumento del numero degli sportelli: segno del gradimento che le scuole mostrano nei confronti del nostro servizio; nell’aumento del numero degli accessi;  nell’aumento degli adulti che accedono al servizio; nella crescita dei peer, con una partecipazione di giovani che sono spesso al terzo o anche al quarto anno di esperienza come peer (una parte consistente dei quali peraltro svolge anche attività di volontariato sia Gancio Originale e nei mille progetti di volontariato aperti nel territorio reggiano alla partecipazione dei giovani); nel gradimento che i migranti mostrano nei confronti di questo tipo di cura; nel successo del terzo peer day, al quale quest’anno hanno partecipato 130 studenti (contro i 100 dell’anno scol. scorso e gli 80 circa di due anni fa); nella continua e, sotto certi punti di vista, strabiliante crescita del numero degli accessi al sito web.

 

Cercheremo ora di evidenziare gli elementi più significativi, relativi a questi dati:

4.3 –  Raffronto complessivo con i dati degli gli anni precedenti:

 

anno scol  n. sportelli reali Accessi studenti Accessi proff Accessi genitori Totale accessi Femmine Maschi N. compl colloqui N. accessi immigrati N. peer impegnati – anno dopo anno N. proff referenti Invio back office
tot 034 2(*) 25 8 8 41 40 1 87 Non ril 15 2 5
tot 045 5(*) 132 42 57 231 183 48 481  Non ril. 37 13 19
tot 056 10(*) 402 61 124 587 439 148 995  Non ril. 130 27 36
tot 067 13(**) 461 129 107 697 561 136 1809 96 199 29 38
tot 078 15(**) 556 171 155 882 664 218 2080 102 264 30 51
Tot. 1576 411 451 2438 1887 551 5452 198 645 101 149

 (*) + uno sportello virtuale ps il sito web

(**) + due sportelli virtuali ps il sito web e ps ATuxTu

nel quinquennio abbiamo così seguito: 2.438 soggetti (1.887 femmine e 551 maschi), di cui: 1.576 studenti; 411 professori; 451 genitori.

5.452 è il numero complessivo dei colloqui, pari a 2,2 sedute a caso (occorre in proposito tener presente che uno dei nostri metri è quello di non superare nel front office le 4 sedute per soggetto).

E solo 149 sono i soggetti che nel quinquennio abbiamo inviato al back office dei servizi dell’Ausl, anche se va ribadito che senza la presenza e il raccordo col back office anche gli sportelli più efficaci sono destinati al fallimento.

4.4. Peer counsellor, proff referenti e accessi:

 

i 264 peer e i 30 proff referenti rappresentano una delle chiavi del nostro successo: i peer svolgono – insieme ai proff referenti – opera di promozione (noi la chiamiamo “marketing sociale”) fra i giovani. I proff referenti – insieme ai peer – fra gli adulti.

I giovani peer vedono in questo ruolo di facilitatori il fulcro della loro attività. Noi sappiamo però che ciò che permette loro di attivarsi ed espandere la loro propensione ad immettersi nel circuito virtuoso del “dare – ricevere – contraccambiare” è il rapporto che essi instaurano con lo psicologo del loro sportello. All’interno di questo quadro la formazione da essi ricevuta inizialmente ed in itinere (all’interno della quale va visto il peer day) è decisiva nel mettere in piedi, insieme allo psicologo dello sportello, ai tecnici dei servizi ed al responsabile, quella catena dell’accompagnamento che nasce dall’esperienza di Gancio Originale e che noi ci siamo solamente sforzati di applicare ad un contesto che non è riabilitativo, ma di counselling.

In totale i peer impegnati, anno dopo anno, nel quinquennio appena trascorso sono stati 645 (con una tendenza da parte di molti ad iterare il loro impegno per due o tre anni). Qui sotto il quadro che permette di evidenziare l’andamento ascendente di questo impegno che – ripetiamo – non corrisponde al numero dei peer ma al loro impegno anno dopo anno:

 

4.5 Andamento degli accessi nel quinquennio

Vediamo ora l’andamento degli accessi nel quinquennio:

dopo un momento iniziale, il numero di accessi per sportello è aumentato fortemente già a partire dal secondo anno (46,2) e, nell’ultimo triennio non è mai stato inferiore a 50 accessi per sportello.

La contrazione ulteriore del numero degli accessi allo sportello virtuale (che, a dir la verità, quest’anno erano due e che insieme hanno veicolato solo 9 soggetti) è da ascriversi a nostro avviso alla diffusione e alla funzionalità di quelli reali.

n. sportelli anno scol  acc x sp Totale accessi
2 tot 034 20,5 41
5 tot 045 46,2 231
10 tot 056 60,8 587
13 tot 067 53,6 697
15 tot 078 57,8 882

Il totale degli accessi a Free Student Box ha permesso un ampliamento esponenziale degli accessi dei giovani, dei proff e dei genitori ai servizi dell’Ausl rivolti ai giovani e all’ecosistema adulto che ruota intorno ad essi. Ampliamento che, sommato all’accesso dei genitori di adolescenti nei “Gruppi Itaca” va definendo un quadro nuovo nella dinamica fra domanda e offerta di cure psicologiche in adolscenza.

 

 

4.6. Gli accessi e il genere:

il numero dei maschi che accede agli sportelli di Free, a parte il primo anno, oscilla fra il il 20 e il 25% degli accessi; cifra che è leggermente inferiore a quella degli accessi ai consultori giovani dell’Emilia e Romagna, pari al 30% del totale degli accessi “per ragioni psicologiche”.

Non siamo in grado di comprendere bene a cosa ascrivere questo dato, che va parametrato alla composizione per genere degli studenti delle singole scuole e scomposto distinguendo anche fra licei, scuole tecniche e professionali.

Certo è che la minore propensione in termini percentuali dei maschi ad accedere ai servizi psicologici di cura ci sembra vada ascritta ad una serie di componenti che per ora elenchiamo come la somma delle nostre ipotesi, corroborate però da ciò che deriva dalla pratica: – la minore propensione dei maschi a mettersi in discussione e a confidarsi con lo psicologo non corrisponde affatto ad un minore bisogno di cura, ma anzi allude ad una propensione all’autocura, e cioè a ”risolvere” sul piano sintomatico e comportamentale i problemi: ad “agirli”, come si dice; – vi è senz’altro nei maschi una sorta di “vergogna” che li spinge a non mettere in risalto “in pubblico” i loro bisogni di aiuto; – il fenomeno in ogni caso sembra più evidente negli sitituti tecnici e nei professionali.

In tutti i modi stiamo lavorando molto su questo piano, ad esempio spostando al pomeriggio gli incontri con coloro – prevalentemente maschi –  che mostrano difficoltà a fruire dei colloqui mattutini per tema di essere derisi dai compagni di classe o di scuola.

4.7 – L’accesso degli adulti

Un altro elemento che abbiamo voluto approfondire è il dato dell’accesso degli adulti. Molti sportelli condotti da giovani psicologi sono aperti solo per gli studenti. Noi invece abbiamo deciso di aprire anche a genitori e proff. Ecco qui sotto cosa è emerso negli anni:

Se poi distinguiamo fra accessi ai “vecchi” e ai nuovi sportelli, nell’anno scol. ‘07’08 emerge quanto segue:

E a questo proposito – come abbiamo avuto modo di constatare con i proff referenti nei follow up di fine anno – il dato più significativo è l’incremento degli accessi adulti nei vecchi sportelli. Ciò a nostro avviso va letto: – come un segnale di radicamento dello sportello e dello psicologo che lo conduce (!) nella scuola di cui si occupa;  – come il risultato dell’impegno del prof referente che in ogni scuola ci dà una mano nei rapporti con gli altri proff e con la scuola in generale.

Mentre il mancato aumento dei genitori nei vecchi sportelli a nostro avviso va ascritto probabilmente al fatto che ancora la promozione di Free fra di loro non è molto efficace.

4.8 – Gli accessi degli immigrati:

in questo caso abbiamo voluto evidenziare da un lato (a sin.) le scuole prevalemtemente femminili, dall’altra (a dx) quelli prevalentemente maschili.

Come si può notare, anche in questo caso la domanda di counselling femminile è più alta di quella maschile, che pure rimane significativa.

In questo caso ciò che conta è: – la dimensione dell’accesso ad un servizio specialistico (102 quest’anno 96 l’anno scorso): enorme ed impensabile in altri contesti sociosanitari (ad es. in quelli ambulatoriali). Servizio specialistico che evidentemente per la sua vicinanza e per la sua dimensione friendly cattura anche i giovani immigrati; – il fatto che la scuola diventa per questi giovani immigrati e le loro famiglie un luogo di legittimazione – forse l’unico – che testimonia e segna la loro presenza a Reggio Emilia. In questo caso l’apporto che dà Free Student Box è quello: – di marcare meglio il valore e lospessore di questa presenza; – di legittimare e di dare un nome alla loro sofferenza lungo il percorso dell’autoctonizzazione.

La presenza fra gli stessi peer di giovani immigrati testimonia infine come il lavoro dei peer di Free Student Box sia uno spaccato di un futuro possibile di integrazione e di interscambio fra giovani autoctoni ed immigrati.

4.9 Le visite al sito web di Free:

per quanto riguarda il sito web dal confronto con gli anni scorsi emerge una costante tendenza all’espansione, che comprende sia le pagine rivolte ai giovani (come il reparto iconografico); sia quelle rivolte agli adulti e segnatamente agli addetti ai lavori (come è testimoniato dall’elevato numero di visite ai due blog: Pensieri sui giovani; Giovani uguali e divers)..

Totale visite ai due blog e alle gallerie di foto giu ‘07 mag ‘08 = 252.095 (contro le 196.708 dell’anno scol scorso), così distribuite mese per mese:

Totale visite al resto del sito = 96.606 (contro le 64.068 dell’anno scol scorso)

 

 

4.10  – Le news di Free Student Box:

ogni settimana arriva ad un indirizzario che è cresciuto nel tempo una newsletter che comprende gli eventi della settimana successiva; – ed ogni mese una newsletter degli aggiornamenti presenti nel sito. Da due anni a questa parte stiamo distinguendo due indirizzari.  Uno – quello delle news settimanali – che comprende i giovani (2.000 indirizzi mail); l’altro anche agli aduklti (2.000 + 1.100 = 3.100). Qui sotto i dati dell’incremento di questo indirizzario nel quinquennio:

5.  Free Student Box: novità e criticità

L’anno scolastico 078 è stato caratterizzato da un insieme di novità sia nel lavoro di front office all’interno di sportelli, sia nel lavoro in équipe.

Innanzitutto è aumentato il numero degli sportelli che – come abbiamo visto – sono passati, da 13 reali +2 virtuali = 15, a 15 reali + 2 virtuali = 17 , con l’apertura di uno sportello presso l’IPSIA di Guastalla ed il gemellaggio con uno sportello del “Gobetti” di Scandiano gestito da uno dei nostri giovani psicologi.

All’inizio dell’anno abbiamo dovuto affrontare due elementi di discontinuità: – il primo esterno a noi e rappresentato da un elevato turn-over dei dirigenti delle scuole convenzionate: il che ci ha imposto una iniziale opera di rinegoziazione scuola per scuola che alla fine ha comportato un ritardo, in certe situazioni abbastanza accentuato, nell’avvio del lavoro di front office in molte scuole.

Il secondo elemento di discontinuità invece è stato interno a noi. Anche in questo secondo caso si è trattato di un turn-over, dovuto essenzialmente alla condizione di precarietà in cui operano i nostri giovani psicologi, che ha creato discontinuità ed ha comportato una rinnovata esigenza di amalgama all’interno dell’équipe.

A partire da questa necessità di amalgama è nata una discussione all’interno dell’équipe sulle modalità di lavoro che è sfociata nella stesura di un documento in cui sono definite le coordinate di fondo che regolano il setting di Free Student Box[9].

D’altro canto l’ampliamento ulteriore degli sportelli, unito alla necessità di rinegoziazione degli spazi di Free Student Box con le singole scuole e con quella di distinguere più nettamente fra riunione d’équipe e supervisione hanno comportato una modifica sostanziale dell’attività del responsabile di Free che si è nettamente spostata quest’anno sul piano dell’attività di raccordo con i presidi. Ciò è avvenuto anche attraverso l’instaurazione e la calendarizzazione di incontri in itinere con essi, che si sono rivelati molto utili sul piano della coniugazione delle nostre competenze con le esigenze concrete che emergono scuola per scuola.

All’interno di questi incontri è emersa in maniera più spiccata rispetto agli anni scorsi una tendenza da parte di molti presidi a porci delle richieste che, pur non essendo più di counselling psicologico, permangono all’interno dell’area della prevenzione secondaria, e si concentrano sull’esigenza di contrastare il bullismo maschile e femminile e di favorire un ingresso soft dei giovani di prima nelle scuole medie superiori.

Si tratta, insomma, di richieste di accoglienza e di accompagnamento dei giovani che frequentano le prime classi, che acutamente i presidi tendono a collegare non tanto con l’attività di counselling di Free, quanto con le modalità che Free Student Box usa nel fare counselling. La richiesta quindi non è solo quella di estendere l’attività degli psicologi sul tema dell’accoglienza e del tutoring, ma anche e soprattutto quella di estendere il lavoro dei peer in questa direzione, facendo di essi, oltre che dei peer counsellor, anche dei peer tutor che operano innescando una ulteriore rete di accompagnamento che comprenda Free in tutta la sua interezza e longitudinalità.

Abbiamo scoperto inoltre che tali richieste aggiuntive possono essere remunerate attraverso il pur magri cespiti che le singole scuole a volte hanno a disposizione; per cui stiamo attivando percorsi di accoglienza e di tutoring dei giovani di prima ovunque ciò ci venga richiesto e a partire da una remunerazione di questo nuovo tipo di attività da parte della scuola.

Ciò implica però nel prossimo anno un ampliamento della formazione iniziale dei peer, integrandola con percorsi di addestramento al peer tutoring rivolta a tutti coloro che abbiano liberamente aderito a questa ulteriore attività di volontariato giovanile.

Passando infine dal lavoro alle condizioni di cornice che lo sostengono la criticità è quella di operare in una situazione in cui l’assenza di cespiti certi che permettano ai nostri giovani collaboratori di sentirsi rassicurati sul piano diacronico nel momento in cui si impegnano in Free Student Box.

Crediamo che l’impegno dell’Ausl e della Provincia – nostri sponsor istituzionali da sempre – sia quella di trovare un sistema per salvaguardare gli elementi di stabilità del progetto a livello finanziario. Dopo un lustro di impegno in Free Student Box e, dopo questi risultati, pensiamo di meritarcelo.

Free Student Box e gli altri “prodotti” del gruppo di volontariato giovanile “Gancio Originale”  all’interno delle attività del Servizio di Psicologia clinica dell’Ausl di Reggio Emilia

di Deliana Bertani

 

1.  Dal Centro d’Igiene Mentale al Servizio di Psicologia Clinica

Nell’accingermi a collocare Free Student Box all’interno del contesto istituzionale più ampio in cui opera avrei potuto limitarmi all’oggi e scrivere solo dell’esperienza degli sportelli scolastici del Free Student Box, di Gancio Originale, delle tante attività che l’Unità Operativa di Psicologia Clinica (UOPC) fa oggi.

Preferisco però tentare di descrivere queste esperienze tracciando il canovaccio  di una microstoria locale[10], che rischia fra un po’ di non poter essere più raccontata, o di esser trasfigurata dal racconto di nuovi soggetti più o meno interessati a rimanere fedeli alla sua trama originaria, più o meno in grado di attingere alle biografie di prima mano che l’hanno sostanziata.

Accingersi a fare una storia, così come abbozzare una microstoria, è sempre un atto significativo. Così come è un segno la rinuncia a descriversi, ad autorappresentarsi e ad iscriversi all’interno di una propria mitologia familiare.

In entrambi i casi si tratta di decidere che atteggiamento prendere non solo nei confronti del passato (del mito), ma anche, e soprattutto di come conciliare e coniugare passato, presente e futuro.

Oggi, in un’epoca di ridimensionamento del welfare reggiano ed emiliano – romagnolo[11] -ridimensionamento che sta avvenendo secondo linee di ristrutturazione che in buona parte sono solo il riflesso galvanico di ciò che sta avvenendo a livello nazionale – riflettere sul proprio passato in termini non nostalgici diventa prima di tutto un atto di autonomia, un atto dovuto nei confronti di chi comincia ora a lavorare, e delle istituzioni con le quali collaboriamo.

Free Student Box, così come già da molto prima Gancio Originale e i vari suoi “prodotti” fanno parte di una storia, che è quella dell’unità operativa di psicologia clinica, ma anche e – mi permetto di dire – ancor prima, la mia storia professionale, che si fonde e si confonde con la storia dei nuovi servizi sanitari per l’infanzia dell’Emilia e Romagna, e di Reggio Emilia in particolare.

Si tratta di una storia che comincia allorché, agli inizi degli anni ‘70, nella nostra regione nacquero i servizi territoriali, e che accompagna la nascita del welfare emiliano, e di tutte le nuove e vecchie professioni[12] che nel modello emiliano si forgiano, o si riforgiano.

Un capitolo fondamentale di questa storia è senz’altro costituito dal rapporto con la scuola. E’ nell’atmosfera intrisa di sperimentalismo che avvolgeva questi nuovi servizi che gli psicologi, operatori del pubblico, cominciarono ad emettere i loro primi vagiti.

E la sperimentazione, la ricerca tradotta costantemente nel fare (coerentemente con il pragmatismo che ha sempre connotato questa terra) sono stati il filo conduttore di questa storia e sono le caratteristiche  che saltano all’occhio subito anche in Gancio Originale e nei suoi ”prodotti”

Fu nei primi anni ‘70 il periodo in cui ciascun tecnico, insieme agli altri tecnici (psicologi, psichiatri, neuropsichiatri, educatori, riabilitatori) delle nuove istituzioni, o delle vecchie istituzioni rinnovate, cominciò a definire nei gruppi di lavoro, nati sulla spinta antiautoritaria di quegli anni, una sorta di identità gruppale in cui presero a convivere confusamente tutte le professionalità; identità gruppale che ebbe, appunto, nel collettivo, nell’équipe il proprio involucro, il proprio luogo principe di tipo fisico, politico, tecnico e finanche psicologico. Luogo di incontro, luogo di sperimentazione – appunto – di nuove modalità di cura e di prevenzione.

Fu in questo luogo che si andò definendo un nuovo sapere, una nuova cultura, che, molto schematicamente, potremmo riassumere come sapere trasformativo secondo una logica intuitiva e scarsamente riflessiva che allevò in sé due filoni: uno più schiettamente sperimentale, pratico, o meglio praticistico (che, nonostante l’irriflessività che lo contraddistinse, fu quello destinato a dare i migliori risultati), l’altro ideologico, semplificatorio  e perciò  più sterile.

Nella furia iconoclasta di questi anni tutti gli operatori tendono a definire una critica destruens molto vivace e politica, e una critica costruens che ha i connotati dell’esemplarità (con tutti i fastidi che un simile atteggiamento suscitò nelle vecchie professioni, nei vecchi luoghi di cura), e della provocatorietà, che, insieme all’esuberanza destruens, pone in luce, potremmo dire, la matrice “adolescenziale” dell’agire di allora.

Nella seconda metà degli anni ‘70 e nella prima metà degli anni ‘80 lo sperimentalismo, specie quello più intriso di ideologismo, va in crisi. E questo accade quando, da una parte, nei luoghi in cui avvengono i primi inserimenti viene fuori che l’irruenza destruens e le provocazioni non bastano più e che occorre proporre, più costruttivamente, progetti riabilitativi mirati e realistici; e quando, dall’altra, emerge la natura istituzionale del proprio mandato, i limiti che in esso sono impliciti; limiti sui quali nell’atmosfera di eccitata confusione iniziale si era sorvolato.

E’ a questo punto che l’atmosfera incantata e falsamente paritaria dell’équipe di lavoro si rompe ed , in termini adialettici, le singole professioni cominciano a darsi affannosamente dei confini che le definiscano distintamente, in termini – potremmo dire – compensativi, rispetto al disorientamento derivante dalla rottura di quella membrana gruppale che fino ad allora aveva compreso tutti, come in un nido caldo e un po’ (tanto) claustrale.

Nel frattempo però quegli stessi operatori avevano chiuso il De Sanctis – cioè il reparto infantile del manicomio reggiano -, le classi differenziali e le scuole speciali; avevano messo in crisi il vecchio sistema diagnostico così strettamente legato ai luoghi dell’esclusione; avevano creato nuovi luoghi di cura, di riabilitazione e di educazione, avevano contribuito a dare alla cultura dell’inserimento un’identità riconosciuta e più stabile, che si andava via via appropriando anche di una dignità scientifica.

Riemerge in questo periodo nelle équipe di lavoro la voglia di un sapere diagnostico (test, griglie, misurazioni), volto però non più a segregare ma a definire profili tecnicistici che si sarebbe voluto adulti, ma che invece erano, lo sappiamo oggi, un modo bulimico di giungere all’età adulta, consistente nel fare il pieno delle tecniche per sentirsi grandi e per distanziarsi dai pazienti e dai problemi, nei confronti dei quali, finita la spinta ideologica, si comincia a provare sentimenti “controtransferali” vagamente angoscianti, che l’ottimismo della prima fase aveva represso.

Rimane però che la rottura dell’incanto e l’emergere del fatto (che oggi può apparire scontato, ma che allora non lo era affatto!) che anche la propria équipe faceva parte di una istituzione con le sue regole e le sue stratificazioni. Ciò provocò una salutare ventata di realismo che sfociò ben presto nella nascita e nel consolidamento delle strutture intermedie che, nel nostro caso furono i Centri Appoggio per disabili adolescenti gravi, le strutture formative semi-speciali per medio-gravi, e più in generale tutti quei luoghi intermedi fra ricovero ed inserimento che a partire da quegli anni si svilupparono sul nostro territorio[13].

A partire dalla seconda metà degli anni ‘80, da una prima elaborazione in termini di autoconsapevolezza adulta dei limiti e delle possibilità  del proprio lavoro, nasce quella fase che in altre sedi abbiamo definito “dell’alleanza per”[14].

Quando gli operatori sanitari dell’età evolutiva cominciano a scoprire i propri limiti e a ridimensionarsi secondo le esigenze dell’utenza e dell’istituzione comincia un penoso, ma utilissimo momento di depressione e di autoriparazione che è la premessa della nostra attuale complementarietà fra servizi, settori e professioni, nonché della nostra attuale e conseguente capacità di definirci, come psicologi, in termini realmente specialistici nelle istituzioni sanitarie e all’esterno (prescuola, scuola, medici di base, sociale, etc.)

In questo rinnovato clima il sapere riabilitativo ed il sapere psicoterapeutico trovano modo di espandersi, di diventare più autoconsapevoli e riflessivi, di raggiungere, come avviene per la psicoterapia, nuove classi sociali che prima non potevano accedere a questo tipo di cura. Sapere riabilitativo e sapere psicoterapeutico che vanno costantemente definiti /ridefiniti, poiché la loro ricollocazione, necessita ancora di un atteggiamento riflessivo per comprenderne fino in fondo novità, limiti, possibilità di espansione e di adattamento sia nel servizio pubblico che fuori.

2. Il rapporto degli psicologi con la scuola

In particolare il rapporto degli psicologi con la scuola è qualcosa che ha una storia iniziata quasi 40 anni fa e più precisamente una storia iniziata a Reggio contemporaneamente con il processo di chiusura dei “luoghi di segregazione” – così si chiamavano allora – e con l’inserimento e l’integrazione dei bambini e dei ragazzi con difficoltà e con disabilità nei percorsi scolastici normali

Ha preso forma  in questi decenni passo dopo passo, con alti e bassi, con difficoltà e anche conflittualità, l’integrazione fra operatori sanitari e operatori scolastici: una realtà che si è realizzata con grandi difficoltà appoggiandosi su una dinamica continuamente oscillante di andata e ritorno fra bisogni di differenziazione e bisogni di integrazione.

Realtà che è stata  ed è un tassello indispensabile per quel movimento di idee ed esperienze sull’integrazione dei ragazzi portatori di handicap, e via via della diversità sempre più articolata  che ha progressivamente e inevitabilmente coinvolto, come in un gioco di cerchi concentrici, tutta la comunità sociale.

Nei primissimi anni ‘70 c’era fra gli psicologi dell’ente locale (la Provincia, alla quale si è aggiunto in un secondo tempo il Comune  di Reggio Emilia) e la scuola una rete di “incomunicabilità” che ci separava, una rete che piano piano ha vacillato e con essa hanno perso equilibrio le vecchie credenze e le tradizionali modalità di intervento.

Molte sono le ragioni di questo avvicinamento, ma sopratutto la necessità di elaborare strategie capaci: – di rivelarsi efficaci nelle risposte da proporre al bambino disabile nella globalità dei suoi problemi e delle esperienze di vita condotte negli ambiti per lui significativi; – di coinvolgere l’organizzazione stessa delle istituzioni interessate per renderle più adeguate; – di affrontare  i nuovi problemi che la società sempre più complessa ci poneva e ci pone  davanti (terziarizzazione della società reggiana, immigrati, richieste sempre più massicce di interventi che vadano oltre la formazione e l’educazione scolastica tradizionalmente intesa.).

Un percorso iniziato trentotto anni fa esattamente con i primi tentativi di inserimenti degli alunni della scuola per caratteropatici di Villa Gaida insieme con la direzione del IX circolo, e di quello della scuola speciale di Guastalla; e soprattutto con il lungo percorso di chiusura dell’IMPP De Sanctis e contemporaneamente delle classi speciali e differenziali della città e della  provincia.

Percorso che ha visto la proposta di creazione di strutture intermedie (classi speciali in plesso normale); il superamento delle vecchie convenzioni con il ministero della pubblica istruzione; l’affiancarsi di operatori sanitari agli insegnanti che avevano nelle loro classi alunni handicappati, cosa che ha contribuito a istituzionalizzare e generalizzare nelle situazioni di bisogno la figura dell’insegnante d’appoggio; la collaborazione degli operatori sanitari (NPI, psicologi, educatori, ortofonisti, fisioterapisti) con insegnanti, direttori didattici, presidi non solo nella stesura e nella verifica di piani di lavoro, ma anche nella ricerca di risposte nuove sempre più articolate e adeguate ai bisogni. È in questo clima che sono nate le iniziative pomeridiane sfociate nei GET, negli atelier della NPI, nelle attività di Gancio Originale; è su queste basi che per tutti questi anni si è svolto, sempre con la partecipazione degli psicologi dell’evolutiva operanti nel pubblico, il massiccio lavoro di formazione per ogni ordine di scuole, le iniziative di prevenzione con gli alunni e con i genitori gli sportelli del Free Student Box, le Stanza di Dante, eccetera.

Un percorso che ha piano piano tessuto la realtà dell’integrazione fra operatori scolastici e operatori sanitari, in una situazione dove i rispettivi ruoli professionali sono stati ricollocati e dialettizzati in una atmosfera operativa.

Con questo non voglio assolutamente fare un quadro idilliaco: sono esistiti ed esistono i problemi perché oggettivamente il lavoro è difficile, ma penso di poter affermare che a Reggio è stato fatto molto. Lo dimostra il fatto che sempre più spesso si progettano insieme e insieme si sperimentano nuove soluzioni, nuove ipotesi di lavoro.

3. Free Student Box e gli altri “prodotti” di Gancio Originale

E’ in questa storia che si debbono collocare Free Student Box e gli altri “prodotti” dell’attività di volontariato giovanile “Gancio Originale”, e cioè Le Stanze di Dante, Strolgancio, Gancio Welcome. etc) .

Gancio Originale è nato nel 1991 all’interno della AUSL di RE, nei Settori di Psicologia e di Neuropsichiatria infantile[15], è un progetto di un servizio pubblico non una associazione di volontariato privata, testardamente la sua collocazione è stata mantenuta all’interno del  servizio sanitario pubblico, e questo ha favorito l’approccio con tutti i giovani e alla fine ha dato enormi possibilità di movimento nella creazione di sempre nuovi “ganci” con la scuola e fuori della scuola.

Gancio Originale è contemporaneamente un’attività di sensibilizzazione, di organizzazione, di formazione rivolta principalmente a giovani che frequentano le ultime classi delle medie superiori della città, che sono già all’Università o al lavoro, e  un’attività di sostegno e cura a bambini e ragazzi disabili o a rischio della scuola dell’obbligo.

Gancio è cresciuto un po’ alla volta, giorno dopo giorno, ha affrontato concretamente, pazientemente alcuni aspetti del mondo dell’infanzia, dell’adolescenza e della giovane età a Reggio Emilia; si è messo in rete con l’altro pubblico (la Provincia, i comuni); con il privato, con le parrocchie, con le polisportive, con tutti coloro che ha incontrato e continua ad incontrare lungo il proprio percorso.

Giovani che aiutano i più giovani, questa è la formula che ne sintetizza l‘identità : un’impresa congiunta fra bambini, ragazzi, giovani e adulti, operatori pubblici, psicologi, psicologi tirocinanti, educatori, tirocinanti di scienze dell’educazione, tirocinanti di scuole di specializzazione dove si rinegoziano delle relazioni facendo delle cose insieme, mettendosi reciprocamente in situazione di scambio e di arricchimento ma senza confusione di ruoli. E’ una specie di catena dell’accompagnamento centrata sul tutoring di ciascuno nei confronti di coloro che sono appena più giovani e inesperti; una fila di ponti che mettendo in comunicazione parti  diverse ne favorisce l’integrazione nel progettare, fare e riflettere sulle esperienze che via via si fanno insieme.

Questo vuol dire che Gancio Originale è diventato un organismo complesso e numericamente importante: negli anni sono passati da Gancio più di 5.000 giovani studenti delle superiori e altrettanti ragazzi della scuola dell’obbligo. Giovani, ragazzi e bambini che negli anni sono diventati  anche sempre più “colorati”: infatti a quelli autoctoni si sono aggiunti anche giovani, ragazzi e bambini migranti.

Gancio Originale è diventata una presenza riconosciuta dentro alla AUSL e soprattutto in città.  La collaborazione sempre più strutturata con le scuole superiori ha fatto sì che negli ultimi anni la maggioranza dei volontari siano minorenni; l’attività di reclutamento nelle scuole parte dai sedici anni (mentre all’inizio si partiva solo dal reclutamento dei diciottenni). Questo rende più complesso il lavoro di organizzazione, di formazione e di tutoring, ci costringe a una modifica continua, ad un rinnovamento costante, ad un cambiamento veloce.

Per Gancio la coniugazione con la scuola e con tutto l’ecosistema adulto che ruota intorno ai bambini, ai ragazzi e ai giovani è stata importantissima. L’interazione con un territorio estremamente mobile e dinamico, come quello reggiano, ha costretto gli operatori che operano in Gancio ad una continua revisione dei propri obiettivi. Gancio Originale in questo modo ha potuto e dovuto progettare e ri-progettare azioni pratiche intervenendo nelle situazioni per modificarle, con due soli punti di riferimento rimasti sempre invariati: l’ascolto attento e l’adesione ai valori da cui si era partiti, che consistevano nel cercare di sviluppare, a partire da un’istituzione pubblica, integrazione e sinergie con la scuola, le famiglie, le altre istituzioni, al fine di migliorare l’offerta di servizi per la salute.

I prodotti più tradizionali di Gancio sono i workshop, “officine” di riparazione per i ragazzi a rischio con certificate difficoltà negli apprendimenti scolastici, condotte da volontari di Gancio Originale, coordinati da giovani psicologi tirocinanti e laureandi in scienze della formazione, a loro volta supervisionati da psicologi più anziani dell’Ausl, che si riunisce all’interno degli ambienti scolastici (come previsto dalle disposizioni ministeriali in materia), al di fuori dei normali orari di lezione per lo svolgimento di attività riabilitative, di recupero scolastico, educative, creative e formative.

Sono nate più recentemente le Stanze di Dante, strutture pomeridiane in cui giovani studenti volontari autoctoni e soprattutto migranti di seconda generazione che già padroneggiano la lingua italiana, che frequentano le scuole medie superiori di Reggio Emilia[16], guidati da giovani psicologi tirocinanti o borsisti dell’Ausl di Reggio Emilia, sempre supervisionati da psicologi più anziani dell’Ausl, aiutano i soggetti immigrati in età evolutiva appena arrivati a superare lo shock culturale iniziale predisponendo una serie di situazioni di apprendimento proposti in forma ludica in cui sia possibile per tutti imparare giocando insieme e, nel gioco e attraverso il gioco, trovare delle modalità che permettano a tutti i presenti di sentire quel luogo – la Stanza di Dante – come proprio; di condividere i tratti fondamentali della lingua italiana standard; di valorizzare l’apprendimento e con ciò permettere a coloro che sono appena arrivati di potere essere produttivi sul piano scolastico.

Alle Stanze di Dante da poco si è aggiunta l’esperienza di Gancio Welcome, un insieme di percorsi sperimentali, attivati in orario scolastico nella scuola dell’obbligo con mediatori culturali (spesso ex volontari) all’uopo formati per lavorare con soggetti in età evolutiva all’interno di strutture scolastiche o para-scolastiche, per far fronte a criticità determinate da bambini o ragazzi migranti con pesanti problemi di apprendimento , comportamento e inserimento.

All’interno di questo quadro è nato nel 2003 Free Student Box, che è uno sportello di counselling psicologico che viene aperto all’interno di ogni scuola superiore che ne faccia esplicita richiesta, rivolto ai giovani, ai genitori ed ai professori che, come già sappiamo[17], sul piano operativo, si avvale di una molteplicità di contributi: gli studenti peer counsellor; i professori individuati in ogni scuola come referenti e mediatori istituzionali; i giovani psicologi  che conducono l’attività di sportello; gli psicologi dell’OPEN G dell’AUSL sono disponibili a dare risposte sul piano psicoterapeutico a quei casi che è impossibile trattare nella attività di front office dello sportello; uno psicologo-psicoterapeuta responsabile che svolge attività di formazione nei confronti degli studenti peer counsellor, di supervisione ai giovani psicologi, di consulenza, formazione e supervisione ai professori e alle scuole convenzionate, di programmazione e di supervisione delle attività del sito web; e una giovane webmaster checompone la veste grafica del sito www.freestudentbox.it.

Da un punto di vista metodologico ogni “prodotto” di Gancio è concepito e concretamente strutturato in modo che tutto sia inserito all’interno di una catena dell’accompagnamento in cui varie coorti (bambini, ragazzi, giovani delle superiori e psicologi neo-laureati) e varie generazioni (bambini, ragazzi, giovani e adulti della scuola e dell’Ausl) si sentano ugualmente coinvolte.

Ogni tratto del percorso è costruito su una logica induttiva, in base alla quale le ipotesi iniziali sono perennemente messe in crisi e rifondate in base all’esperienza: la metafora che rende l’idea di questa modalità fondativa del  lavoro è quella di una barca che viene messa in mare con uno scafo basato su vecchi modelli, scafo che però viene via via modificato e complicato mano a mano che l’esperienza e, soprattutto, la riflessione sull’esperienza  lo suggeriscono.

Sempre in Free c’è un lavoro di front office svolto da pari e da giovani psicologi, dietro al quale c’è però il back office storico dei servizi psicologici tradizionali, e cioè il Consultorio Giovani, il Servizio di Psicologia Clinica, e gli altri servizi dell’AUSL e delle altre istituzioni cittadine e provinciali che hanno a che fare con i problemi all’ordine del giorno.

Il tutto poggia sull’uso flessibile di ogni nodo delle reti formative e socio-sanitarie disponibili in termini di complementarità, sull’assunzione ed il mantenimento nel tempo di un atteggiamento sperimentale, volto ad individuare e correggere in itinere ogni singola parte dell’impianto operativo, ma soprattutto su di una visione dell’adolescenza come risorsa e su una lettura dei suoi limiti, ma anche delle sue potenzialità, fra le quali, come ci ricorda Pietropolli  Charmet, la propensione alla cura è una delle più evidenti.

Due parole ancora di commento a queste note, che possono aver fatto pensare ad una indebita confusione, intromissione in campi e con campi o discipline non psicologiche: il mio parere è che una pratica psicologica che si proponga di aver dignità scientifica deve assumere fra i suoi obbiettivi quello di comprendere la pluralità di significati che essa riveste in relazione alle condizioni storiche, culturali e sociali del contesto di appartenenza.

E’ questa stretta interdipendenza fra psicologia e società che mi premeva mettere in rilievo perché è stata il filone conduttore di questa microstoria che ho tentato di descrivere.


[1]  Una struttura di volontariato giovanile che fa capo al servizio di psicologia clinica dell’Ausl di Reggio Emilia. Per saperne di più cfr: L. Angelini, con D. Bertani e M. Cantini: “La bottega artigiana come luogo di apprendimento: transfert e controtransfert educativi”, in: Animazione sociale N.2 del 2004, pp.5965

[2] Ben 12.000 sono stati quest’anno gli accessi ai due blog “Pensieri sui giovani” e “Giovani uguali e diversi” , moltissimi coloro che hanno visitato la nostra pagina “Colophon – finito di stampare” che accoglie tesi e lavori di giovani ricercatori sui problemi dell’età evolutiva.

[3] Cfr. Angelini L.  Bertani D. (a cura di), L’adolescenza nell’epoca della globalizzazione, Unicopli, Milano, 2005

[4] Cfr: http://www.ausl.re.it/Gancio/FrontEnd/Home/Default.aspx?channel_id=33

[5] Cfr: a. L. Angelini, Dall’etica padana del lavoro all’estetica consumista: l’adolescente reggiano di oggi a confronto con quello di ieri (e di avantieri), in: Gioco, scambio e alterità, a cura della Provincia di Reggio Emilia, 2001 (con D. Bertani et al.), pp. 5784; b. L. Angelini, Precariato e adolescenza: i Peter Pan della globalizzazione, in: La  Rivista del Manifesto, Ottobre 2003 – n. 43, pp.5459

[6] D. Winnicott, Sviluppo affettivo e ambiente, Armando, Roma, 1993, pag. 115

[7] il perché di questa nostra così circoscritta domanda, corrispondente ad una presenza non definitiva e spesso ancora malferma di questa istanza nel mondo interno del giovane,  è – come vedremo fra un po’ –  nella forza che assume all’interno del nostro setting la tematica dell’accompagnamento.

[8] Cfr. nel presente volume il capitolo intitolato: “I peer counsellor”, di Massimiliano Anzivino, Patrizia Montanari, Luana Pensieri

[9] Cfr, nell’appendice al presente volume: “Free Student Box: le nostre regole del gioco, ovvero il nostro setting”

[10] Per una microstoria dei servizi reggiani per minori vedi anche: L. Angelini e D. Bertani, Appunti per una microstoria dei servizi psichiatrici per minori di Reggio Emilia dal 1968 ai giorni nostri, in ‘Manicomio ultimo atto – Bilanci rischi prospettive della chiusura definitiva degli ospedali psichiatrici in Italia’, Centro di Documentazione di Pistoia, 1996, pag. 154-158

[11] Cfr: L. Angelini, Istituzioni del welfare e prassi amministrativa ieri ed oggi a Reggio Emilia, in AA.VV. “La società in trasformazione: scienza, politica e lavoro”, Manifestolibri, 2004, Roma, pp. 247-276

[12] Per una storia dello psicologo nei servi pubblici cfr: Una nuova identità professionale : lo psicologo dei servizi pubblici . Cenni storici, in Simposio – Rivista di psicologi e psicoterapeuti, N.3, 1995

[13] cfr in proposito: L. Angelini e D. Bertani (a cura di) Setting riabilitativi con gli adolescenti handicappati,USL N.9 di Reggio Emilia, 1992

[14] cfr: D. Bertani, Necessità di definire “Un’alleanza per .., in: “Progetto Volontariato Gancio Originale”, a cura dell’USL 9, Reggio Emilia, 1992

[15] Cfr: L. Angelini, D. Bertani, M. Cantini (a cura di), Volontariato: Gancio originale – processi di informazione, formazione, trasformazione, Amministrazione Provinciale di Reggio Emilia. In particolare i primi due capitoli, intitolati: 1. Gancio Originale. Alcuni cenni sulla nostra storia, pp. 56; e: L’originalità di Gancio Originale: alcune cose su di noi che sapevamo già, altre che abbiamo scoperto in itinere pp. 78

[16] Si tenga presente che Reggio Emilia è una realtà territoriale in cui si concentrano ormai da non più di venti anni  immigrati provenienti da 103 parti del mondo. Tutto ciò ha profondamente modificato la scuola reggiana, che risulta in ogni ordine e grado fra quelle che ospitano più minori immigrati anche rispetto alle altre province emiliano – romagnole (notoriamente fra le più investite in Italia dal flusso migratorio)

[17] Cfr, nel presente volume il capitolo: “Che cos’è Free Student Box”, di Leonardo Angelini e Deliana Bertani

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